Sui sentieri dei Briganti [Tour 3]

Categoria:

Descrizione

Durata: 2-3 giorni.

Itinerario:
San Fele – Rionero in Vulture

Distanze:
A) Lavello – San Fele
67km | 50 minuti
B) Lavello – Rionero in Vulture
25km | 25 minuti

Le Cascate di San Fele e Rionero in Vulture

Cascate di San Fele
Dal cuore dell’Appennino Lucano sgorga il Torrente Bradanello che confluisce nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto-Mare Adriatico. Il corso d’acqua attraversa il territorio del comune di San Fele, in provincia di Potenza, sul quale si trova costretto ad affrontare numerosi dislivelli creando una serie di affascinanti salti di quota che danno vita al sistema delle Cascate di San Fele. Le cascate prendono il nome di “U uattenniere”, termine dialettale col quale si definisce la “Gualchiera”, un macchinario utilizzato negli antichi opifici della zona, edificati nel tempo proprio a ridosso delle cascate per sfruttare la forza dell’acqua che, tuffandosi, metteva in funzione delle pale che azionavano, a loro volta, dei magli che battevano la lana tessuta. Possibilità di noleggiare bici elettriche e quad. Chi desidera ripercorrere la storia di questi splendidi territori, scoprire il profondo legame tra i suoi abitanti e le acque che lo solcano ed ammirare lo spettacolo dei magnifici salti che compiono le Cascate di San Fele, può godere dell’opportunità di concedersi diversi interessanti trekking lungo il corso del torrente Bradano. Il sito è stato completamente riqualificato e riportato al suo antico splendore e può essere piacevolmente esplorato attraverso numerosi percorsi escursionistici dalle caratteristiche differenti che si adattano ad ogni livello di allenamento.

Rionero
Da Lavello ci sposteremo a Rionero, cittadina ai piedi del Monte Vulture, sulle tracce dei Briganti. Il Museo del Brigantaggio è alloggiato in una struttura che nasce come Grancia del Convento “Santa Maria degli Angeli” di Atella nel 1443 e ha la funzione di masseria rurale, nonché di deposito di derrate alimentari. Con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, la struttura viene confiscata alla Chiesa e passa nelle mani del demanio per diventare carcere e resterà tale fino al 1967. Nel corso della sua storia la struttura verrà più volte ristrutturata e rimaneggiata e tra le sue destinazioni troviamo anche quella di ospedaletto durante i periodi di malaria e i terremoti. L’edificio ospita la parte museale legata agli uomini e le donne del brigantaggio. Attraverso dei touch screen è possibile accedere a una corposa ricerca fatta dall’Università di Salerno, che racconta il brigantaggio. Gli oggetti, le suppellettili e gli abiti sono fedeli ricostruzioni dell’epoca.

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