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Don Alfonso 1890 – San Barbato Resort, Lavello (Pz)

FONTE & CREDITI: inthefoodforlove.it

Un resort ***** lusso tra le pendici del Monte Vulture e la valle dell’Ofanto.
Da un paio di mesi, a Lavello, in provincia di Potenza, ha aperto i battenti il San Barbato Resort Spa e Golf. Una struttura all’avanguardia, progettata con grande attenzione e con un design innovativo, minimal e ricercato. La struttura possiede due ampie sale ricevimenti, un parco con fontane danzanti, campi da golf, una Spa attrezzatissima e una terrazza che gode di una splendida vista sul Vulture Melfese e sulla cittadina di Lavello.

Fiore all’occhiello di questa struttura è il ristorante Don Alfonso 1890 San Barbato. Alfonso Iaccarino e la sua famiglia hanno trapiantato nella struttura il loro senso di ospitalità: cucina d’autore, attenzione all’accoglienza e ricercatezza. La sala ristorante è molto spaziosa ed i tavoli sono ampi e ben illuminati con un’attenta mise en place. L’atmosfera è confortevole, elegante e silenziosa. La cucina a vista, con la brigata in attività, è come sempre un punto a favore di ogni ristorante.

A gestire la cucina l’executive chef Andrea Astone. Decidiamo insieme ai commensali di optare per l’unico menù degustazione di 95 € vini e bevande escluse. Subito il maître Antonio Nicolò ci chiede se siamo intolleranti o allergici a qualche ingrediente e uno dei miei amici, comunica di essere allergico ai crostacei. Per lui saranno proposte delle alternative alle portate che potrebbero avere allergeni.

Per aperitivo optiamo per delle bollicine di Franciacorta e per accompagnare il menù, invece, un vino friulano, suggeriti dal sommelier. Subito in tavola vengono portati i pani di produzione propria e l’olio di Alfonso Iaccarino. Straordinario.

L’amuse-bouche dello chef è un’Ostrica Gillardeu e foglia d’oro. Qualità e sapore insuperabili. Minimal e accurato l’impiattamento.

La degustazione inizia con la prima portata del menù: il Pescato crudo e cotto, maionese ai limoni di Sorrento e polvere di alga, una striscia di tonno che ospita una serie di crostacei crudi e cotti. Una vera delizia dove a vincere è la materia prima di primissima qualità.

L’alternativa di terra a questa portata è il Petto d’anatra, composta di mela annurca, riduzione di aceto balsamico e cannella. La carne, cotta perfettamente a bassa temperatura, si scioglieva in bocca. Interessante il contrasto con la dolcezza della mela annurca e della cannella.

Il secondo antipasto del menù degustazione è una personale dedica dello chef al territorio, infatti ci si sposta dal mare alla montagna con la Reinterpretazione dell’uovo al tegamino con burrata e tartufo nero, un classico della cucina del Sud rivisitato: una spuma di burrata avvolge l’uovo e ben si sposa con il tartufo nero.

Il primo del menù degustazione sono Orecchiette, noci di mare, colatura di alici e pomodoro candito: la noce o tartufo di mare è un mollusco bivalve appartenente alla famiglia dei “Veneridi” che vive nei fondali sabbiosi. Sono molto gustosi e ben si abbinano alla colatura di alici di Cetara e alla dolcezza del pomodorino candito.

Il primo di terra proposto dallo chef Astone sono i Cappelli ripieni di genovese di pollo, fonduta di parmigiano reggiano e chips di verdure. Impiattamento e gusto straordinari: una portata assolutamente da non perdere del menù a la carte.

Il primo dei due secondi è il Dentice in panure alle erbe, cremoso di zucchine al profumo di menta e ortaggi di stagione. Piatto elegante e delicato con un ottimo contrasto di consistenze: quella del pesce con la panure tostata nella salamandra. Belli i colori, messi in risalto dall’impiattamento.


Tra il pesce e la carne ci è stato servito un Sorbetto al limone e al The Matcha: una neve al profumo di limone e the.

La seconda proposta è la Variazione di agnello Laticauda, battuto alle erbe mediterranee e aioli. La carne di questo ovino, di razza beneventana o barbaresca campana, servita in due consistenze e preparazioni, è straordinaria. Il sapore è delicato e deciso allo stesso tempo grazie all’aioli, una tipica salsa provenzale all’aglio molto simile alla maionese. Il piatto che ne deriva è veramente eccezionale.

Giungiamo dunque ai dolci, su cui voglio soffermarmi e fare i complimenti al maestro di pasticceria Tommaso Foglia. Tutta la pasticceria è da urlo! Siamo rimasti tutti colpiti dalla bravura del pasticciere perché a volte dopo un pranzo impeccabile spesso si rimane un po’ delusi sui dolci: non è stato così, anzi un valore aggiunto degno di nota è proprio l’happy ending! Tra i dolci una Naif di frutta, riduzione di aleatico di Puglia e gel di rafano, una portata elegantissima che ben si sposa con una quenelle di gelato al vino Aleatico. Buonissimo!

La cucina, poichè festeggiavo il compleanno, mi ha servito dei fuori menù: la Frivolezza all’arancia, mousse di cioccolato bianco e rocce di verbena e il Fondant al cioccolato guanaia 70% e gelato al cioccolato latte e fior di sale. mousse al cioccolato 55% e pepe di Sichuan con cremoso di rucola e cioccolato aeroso: straordinario il contrasto tra i vari tipi di cioccolato e il cremoso di rucola.

Merita sicuramente l’esperienza culinaria del Don Alfonso 1980, ma anche tutta la struttura è davvero notevole. Le camere sono molto spaziose e dotate di ogni confort. La cantina è inserita in un caveau sotto la hall principale e vanta numerosi vini locali, nazionali ed internazionali. Una struttura modernissima che punta su un tipo di clientela elevatissima.

Auguriamo successo e ogni bene ai gestori e titolari di questa ambiziosa impresa che mira ad elevare il livello dell’ospitalità della Basilicata.

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